A.C. 3434-A
Presidente, colleghe, colleghi, sono frastornato dal “polpettone” che tante volte viene fatto su questi decreti, estremizzando le posizioni e radicalizzandole volutamente, cercando di ridurre tutto allo scontro: “sì-no”; ma cerchiamo di andare avanti. Per fortuna, gli interventi della relatrice Carnevali e della collega Sportiello, che mi ha preceduto, hanno dato un quadro sugli aspetti sociosanitari molto chiari. Quindi, provo a smarcarmi da questa dicotomia, anche se il decreto ha presentato anche in Commissione tratti di conflittualità che non vanno taciuti, anche perché - lo voglio guardare in maniera positiva - hanno messo in luce i diversi modi dei partiti di stare in maggioranza, una diversa postura, istituzionale e politica, rispetto alla maggioranza, della quale quasi tutti i partiti fanno parte, mostrando anche un concetto molto diverso di responsabilità e di lealtà politica.
All'interno di questo contesto movimentato e in alcuni casi, come abbiamo visto anche sui giornali, sul quale si è raccontato tanto, per fortuna questo decreto ha previsto una serie di interventi specifici che non riguardano categorie astratte sul green pass in generale, sugli interventi in generale.
Ha previsto anche interventi per chi, alla luce degli effetti della pandemia, ha subito in maniera molto grave e molto forte gli effetti che questa ha portato e ha scaricato a terra. È il motivo per cui, in questo breve intervento, voglio sottolineare un aspetto propositivo, un accordo e una proposta parlamentare ricevuta dal Governo, con il quale abbiamo lavorato, in particolare con il Ministero dell'Istruzione. Mi riferisco a una misura che è stata inserita e che abbiamo chiamato volutamente “ristori educativi”, ossia l'istituzione di un fondo che ha l'obiettivo di portare a compimento un percorso di compensazione delle mancanze che si sono accumulate negli studenti e delle studentesse che hanno dovuto rinunciare ad ore di scuola in presenza a causa della pandemia e a causa della DAD, affinché questi possano tornare a godere e usufruire di offerta culturale, informativa, formativa, sportiva, sociale e aggregativa. Ciò al fine di andare a creare, anche nel caso dei giovani e delle giovani, una forma di ristoro, che vada a compensare queste perdite, che non sono state soltanto di natura quantitativa, ovvero numero di ore o di giorni di scuola persi, ma che ha riguardato anche la socialità, come abbiamo ascoltato negli ultimi giorni nelle audizioni che abbiamo portato avanti in Commissione cultura, qui, alla Camera. La volontà di illustrare questo aspetto e di averlo portato all'attenzione della Commissione è legata anche all'attenzione che, come Partito Democratico, da due anni a questa parte abbiamo messo - stressando quotidianamente le Commissioni competenti, il Governo e il nostro stesso partito - sul tema dell'infanzia e dell'adolescenza, che crediamo debba essere il parametro attraverso il quale valutare il grado di maturità di una classe politica che cerca di uscire con una visione di futuro da una pandemia. Questo intervento rappresenta un approccio e una proposta costruttiva - sono contento che sia stata sottoscritta da tanti colleghi e da tante colleghe - e va ad insistere su una situazione di carenze e di mancanze molto forti, che erano ovviamente preesistenti alla pandemia. Infatti, in alcuni casi si sente ancora parlare di normalità, ma in realtà è abbastanza evidente che sarebbe ben poco ambizioso puntare ad un ritorno ad una normalità che conoscevamo prima della pandemia, perché questa era già piena di disuguaglianze locali, territoriali nelle possibilità di accesso alla cultura e all'istruzione. In particolare, era una realtà caratterizzata da due elementi. Il primo dato, numerico, riguarda la povertà minorile, che era già in crescita prima dello scoppio della pandemia e che adesso ha toccato, per quanto riguarda i soli minori, il numero di 13,5 per cento, ossia un milione 337 mila bambini e bambine che si trovano in una situazione di povertà materiale, con un tasso di crescita che è addirittura maggiore di quello relativo alla povertà di tutto il resto della popolazione, con una differenza di circa il 4 per cento. Vi è, poi, un altro dato, per cui gli effetti negativi causati dalla pandemia sulla popolazione (e in questo caso specifico dalla DAD ) sono andati ad incidere in particolare su chi già viveva una situazione di difficoltà - dal punto di vista dei bambini e degli adolescenti - legata ad un qualcosa che è incontrollabile, ossia il luogo di nascita e la famiglia di appartenenza. I “ristori educativi” hanno proprio l'obiettivo di istituire un fondo con due milioni di euro, inizialmente stanziati sull'anno scolastico 2022-2023, rivolto a studenti e studentesse che, in questo modo, hanno la possibilità di vedere nei propri territori un'offerta di iniziative, di possibilità di partecipazione, di momenti culturali e di momenti di aggregazione, costruiti sulla base di due variabili. Il primo è il numero di giorni di scuola persi, che ci fornirà il Ministero dell'Istruzione e che verrà “sporcato” con la situazione di disagio di partenza; ovviamente, l'Italia è fatta da mille differenze territoriali e, quindi, cercheremo di andare a ponderare il peso specifico dei giorni di scuola che sono stati persi.
Il valore aggiunto di questo intervento, di questo Fondo, che caratterizza anche lo spirito propositivo che abbiamo voluto inserire all'interno di questo decreto, si caratterizza perché andiamo a ristorare, come era stato fatto per i liberi professionisti e per le imprese che hanno dei gruppi di tutela e di sana lobby, che ne hanno curato gli interessi e che ne curano legittimamente gli interessi, a dare delle risposte a una delle fasce della nostra popolazione. Ci sono 10 milioni di cittadini under 18 che non ha nessuna forma di rappresentanza, salvo il lavoro eccellente delle organizzazioni del terzo settore e di chi lavora sul campo per il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza e con cui abbiamo costruito questo emendamento. Quindi, questo è un tentativo anche di porre l'attenzione su come determinate categorie sociali senza rappresentanza necessitino di questo tipo di intervento.
Ancora, gli interventi che saranno previsti dal Ministero dell'Istruzione, attraverso questo Fondo, riguarderanno sostanzialmente gli aspetti culturali, ma anche gli aspetti pedagogici e psicologici. Nelle audizioni che abbiamo fatto nei giorni scorsi, ma in qualunque momento di ascolto dei giovani e delle giovani, si ricava una situazione di gigantesco malessere che non richiede soltanto empatia o presenza caritatevole e paternalistica nei loro confronti, ma che necessita di richieste precise, fra le quali il supporto psicologico per la cura dell'emotività, la cura delle relazioni, per il contrasto allo stress e all'ansia, che anche la scuola produce nelle loro vite. Ciò rappresenta un elemento prioritario rispetto al quale, in questo modo, abbiamo iniziato a dare delle risposte. È anche un tentativo di rispondere a quei problemi che la didattica a distanza, che piaccia o meno, ha creato. Vi è una serie di problemi che ha riguardato, anche in questo caso, disuguaglianze e difficoltà presenti ben prima dello scoppio di questa sciagurata pandemia; problemi che riguardavano la difficoltà nell'accesso, gli spazi piccoli e angusti nei quali molti studenti e studentesse si sono trovati a dover studiare, non sempre con famiglie pronte a fare da supplenti o da tutori, nonché la scarsa disponibilità di dispositivi per una famiglia e così via. Su questo abbiamo dei dati molto consolidati, che si aggiungono ai dati anche dell'Invalsi, che ha certificato come ci sia un crollo degli apprendimenti.
Quindi, per concludere, alla luce di quanto brevemente illustrato, ritengo che la centralità di un provvedimento che istituisce il Fondo per i ristori educativi per i ragazzi e le ragazze maggiormente colpiti dalla pandemia e dalla DAD, ovviamente non risolva tutti i problemi, ma rappresenti una linea di indirizzo molto chiara. Sono quindi contento che il Governo l'abbia recepita, dimostrando una grande volontà di dialogo con la Commissione e con il Parlamento, perché è la direzione giusta verso cui procedere per raggiungere ciò che ambiziosamente dobbiamo immaginare, con un ritorno dell'infanzia e dell'adolescenza al centro della politica, all'interno di una innovazione e riforma di sistema, di ciò che offriamo ai ragazzi e alle ragazze e che loro stessi ci chiedono.